Childhood flowers

2018

C’è un posto che nessuno conosce davvero. Se la vita fosse un film, quel posto sarebbe come un trailer in cui più o meno si intuisce la trama. È lì che si costruiscono i primi ricordi, che cominciamo a trovare la nostra voce, i nostri gusti, il nostro modo di guardare le cose, che cominciamo a sentire i rumori del mondo di fuori, ad avvicinarci, a fare le prime domande, timidamente. Come ti chiami? Quanti anni hai? Qual è il tuo colore preferito? Ecco, quel posto, molti, lo chiamano infanzia. C’è chi non trova il coraggio di ricordarla, chi invece non riesce proprio a dimenticarla, perché ogni cosa che vede, che sente, sembra provenire da lì. Una luce, una ferita per caso, un soffio di vento particolare, un’ombra di polvere, e tutto ritorna, come se fino a quel momento non fosse successo niente, come se il presente non fosse mai esistito, come se esistesse solamente l’infanzia, per tutta la vita. È un posto dove tutto è possibile, un’età di mezzo, la prima, forse, tra quello che ancora non è e quello che non potrà più essere. L’infanzia è il tempo fragile che si nasconde tra due parole: sfiorare, sfiorire.